Un palcoscenico ma più ambientazioni, un attore ma più personaggi, mille storie ma un unico intreccio.
Venerdì 11 gennaio 2019, presso il Teatro Comunale di Vicenza, Stefano Accorsi ha vestito i panni di un cavaliere e si è cimentato con l’opera ariostesca cavalcando il tema dell’amore e delle sue declinazioni; un amore perso, sfortunato, doloroso e di certo anche furioso.
Trasferire l’Orlando furioso in una figura teatrale non dovrebbe essere stato di certo facile, ma Accorsi è riuscito a passare da una storia all’altra con dimestichezza, usando anche l’ironia nei momenti giusti per attirare su di sé l’attenzione del pubblico. La scarna scenografia, costituita da alcune pedane in legno sovrastate da statue di cavalli, ha permesso ad Accorsi di muoversi sul palco con una tale naturalezza ed eleganza che è stato un vero e proprio piacere guardarlo.
La scelta della scenografia è stata molto sensata e, secondo me, ha superato la difficoltà di riuscire a raccontare le innumerevoli storie ambientate in luoghi diversificati (bosco, castello, Luna).
La luce invece è stata ben sfruttata soltanto alla fine, dove con il colore rosso si riprendeva fortemente il tema del furore, mentre negli altri momenti dell’opera è stata quasi sottovalutata.
In “Giocando con Orlando” è stata di fondamentale importanza l’immaginazione e credo che questo abbia fatto aumentare l’interesse negli spettatori che, volando con la fantasia, sono ritornati un po’ bambini.
Cimentarsi in racconti nuovi ed immedesimarsi in un personaggio, immaginare e appassionarsi ad una storia… questo è il vero teatro.