Le rime, i cavalli, l’immaginazione

Le rime, i cavalli, l’immaginazione, la mimica, le luci sono tutti elementi che ci hanno portati tra le fila intrecciate del poema cavalleresco di Ludovico Ariosto.
Noi, pur essendo del terzo anno, siamo riusciti a comprendere con facilità e leggerezza lo spettacolo di Accorsi, che ci ha fatto giocare con Orlando tramite le rime. Grazie a questa componente siamo riusciti a divertirci, però, diversamente da come ci eravamo aspettati, non ci siamo emozionati. Solitamente, infatti, quando si vanno a vedere opere in prosa l’aspettativa che ci si crea è proprio quella di emozionarsi e quindi di immedesimarsi nei personaggi protagonisti.
Dunque terminato lo spettacolo siamo rimasti straniti dal fatto che non ci eravamo emozionati, anche se in complesso l’opera ci aveva lasciato entusiasti, e abbiamo pensato di non aver colto nel profondo la rappresentazione. In seguito, riflettendo con alcuni compagni di quarta, abbiamo compreso che lo scopo del poema di Ariosto era quello di dilettare gli ascoltatori e null’altro. Inoltre abbiamo riflettuto anche riguardo i cavalli che erano presenti sul fondo della scena. Alcuni gli hanno dato interpretazioni simboliche strettamente connesse al poema cavalleresco; invece noi non capendo il senso della loro presenza, li abbiamo semplicemente utilizzati come “trampolino” per l’orizzonte dell’immaginazione. Ci hanno aiutato a creare i vari paesaggi dove avevano luogo le vicende: da cavalli si sono trasformati in alberi e in nuvole.
A conclusione di tutto siamo rimasti colpiti da come questo spettacolo sia riuscito a farci utilizzare l’immaginazione e quindi a non porle dei limiti con gli oggetti di scena.
Burgato Giorgia, Repele Alessandra, Zonato Giacomo – Liceo Pigafetta, Vicenza