Osare

Vi è un sottile filo che separa coraggio prode ed ignobile sfrontatezza.

Osare è certamente una scelta rischiosa, forse ardita, ed a tratti onorevole, eppure essa può divenire il vano tentativo di porre il proprio io di fronte ad invalicabili confini; dove allora, colti da un felino istinto e perduta la ragione, si viene travolti da una tempesta di flebili illusioni effimere. Il rischio dev’essere calcolato con minuzia, e il risultato un’abile tessitura di ragion pura e ferale irrazionalità.

Il vero ardore è quindi anche paradosso: esso è una strenua lotta di contrari che genera armonia ed equilibrio. Diventano allora i sinuosi movimenti di un corpo apparentemente inadatto, un’immagine paradossale di complicità; quando il talento, l’impegno e la personalità sopperiscono ai limiti fisici grazie ad una grande opera di ingegno e di creatività.

Non è infatti la pietà l’invisibile motore che ha mosso da subito le risate sincere e lo sfrenato ballo degli spettatori: è bensì l’abilità comunicativa di una bravissima ballerina, la sincerità e l’umiltà intrinseche nella sua gestualità e nelle sue parole, che ha fatto sorgere sugli spalti uno straordinario coinvolgimento ed un’ammirazione sincera.

Forse “R.osa” è quindi quel sottile paradosso, dove un corpo inusuale alla danza è sfumatura lucente di un armonioso quadro, dipinto da colori di coraggio, di sincerità e di talento; dove il teatro diviene la fuga improvvisa da una rigida realtà sbiadita, la fugace opportunità di abbandonarsi ad una piacevole illusione.

Cosimo Rutigliano