“Pensaci, Giacomino” nasce come novella nel 1915 per poi essere trasformata in opera teatrale nel 1917.
Il regista Fabio Grossi decide di spostare l’ambientazione, portandola nel secondo dopoguerra, negli anni cinquanta del boom economico, e riduce i tre atti originali in novanta minuti di spettacolo.
Il professor Toti, un anziano professore prossimo alla pensione, non ha potuto farsi una famiglia perché con il suo misero stipendio non avrebbe potuto mantenere moglie e figli. Decide così, per vendicarsi dello stato, di prendere moglie giovane perché il governo continui a pagare la pensione alla vedova dopo la sua morte.
Quindi sposa Lillina, la figlia dei bidelli della scuola, già incinta del figlio di un ex studente di Toti, Giacomino. Questa decisione presa dal professore per fare un’ opera buona, aiutare la giovane coppia e il loro bambino, scatenerà però la reazione della società bigotta e perbenista.
Toti dovrà difendersi dalle accuse di vivere in un menage familiare al di fuori delle regole e delle convenzioni civili.
Leo Gullotta è perfetto nella parte del professor Toti, ironico e vivace. Molto originale la scenografia: volti inquietanti di E.L. Kirchner, che rappresentano gli sguardi indiscreti della gente che penetrano insistenti nella vita dei personaggi.
Nina Santagiuliana, Liceo Pigafetta