Quando c’è, la passione si vede

Qualche giorno fa ho assistito allo spettacolo di Stefano Accorsi “Giocando con Orlando”. Devo dire che la prima impressione non è stata delle migliori: l’attore ha iniziato leggendo l’opera da un leggio poco illuminato sulla sinistra del palco e, sinceramente, due ore in questo modo, per quanto bene possa essere letto un testo, sarebbero state ben dure.
Il colpo di scena è arrivato solo successivamente, quando Accorsi, il solo attore dell’opera, ha iniziato a muoversi in uno spazio che il buio prima celava. Sullo sfondo c’erano dei cavalli di vari colori (rosso, blu e verde) in differenti posizioni che forse volevano riprendere lo stile futurista oppure riempire uno spazio che altrimenti sarebbe rimasto vuoto. Io, tuttavia, li ho interpretati come il simbolo della guerra che lo spettatore deve tenere sempre a mente perché questa era lo sfondo anche dello stesso poema cavalleresco di Ariosto. I cavalli, infatti, erano la miglior arma di attacco dell’epoca. Se lo sfondo era colorato, tuttavia, la scena era molto minimalista, ma ben pensata: sul palco c’erano delle casse di varie forme e dimensioni che l’attore usava per aiutare il pubblico nell’immaginare della scena (Se l’ippogrifo volava, allora si metteva su una cassa, se Astolfo era sulla luna, Accorsi saliva su un’altra).
È proprio l’immaginazione, infatti, la caratteristica fondamentale di questo spettacolo: nessuno spettatore poteva dirsi immedesimato nei personaggi che Accorsi presentava, ma di certo, con una scenografia così basica e un racconto a tratti surreale per l’uso frequente della magia, non poteva fare a meno di aggiungere ciò che mancava fisicamente sulla scena con la fantasia. Per sottolineare maggiormente il carattere epico del poema, l’attore recitava il testo in poesia e giocava con la rima che a tratti riprendeva il consueto schema ABABABCC del poema, ma che cambiava con la rima baciata nelle parti aggiunte dall’interprete. Questi momenti potevano essere dati dalle battute che alleggerivano lo spettacolo, ma anche da riflessioni su fatti di cronaca contemporanea. A tutto questo bisogna aggiungere la bravura di Stefano Accorsi che ho avuto l’occasione di osservare per la prima volta dal vivo e non da dietro uno schermo. Posso affermare infatti che egli è stato capace di donarsi totalmente allo spettacolo: l’uso del corpo e la messa in scena degli atteggiamenti e delle pose dei personaggi è stato un aiuto non indifferente per il pubblico che, così facendo, non era costretto a seguire parola per parola i fatti, ma poteva anche solo lasciarsi trasportare dalla fluidità dei movimenti e della voce dell’attore.
È in questi casi, quando ogni cosa è curata nei minimi dettagli, che traspare, credo, la vera passione di chi ama il proprio mestiere e ci si dedica pienamente.
Sofia Alberti – Liceo Pigafetta, Vicenza