Sentirsi a casa

Era la prima volta che andavo a teatro a vedere in scena l’Orlando Furioso. Quando questa estate la nostra professoressa di italiano ci ha dato da leggere l’Orlando Furioso raccontato da Italo Calvino, subito ho pensato dentro di me che sarebbe stata la solita lettura noiosa e poco produttiva del solito poema epico che descrive minuziosamente gli scudi sofisticati ed eleganti dei cavalieri, che racconta di eroi e paladini che si mostrano fieri di sé in battaglia, e il solito poema che esalta la gloria, l’onore e il coraggio di chi si sacrifica in campo.
Quando però lo abbiamo iniziato a studiare tra i banchi di scuola, a inizio anno, mi sono subito ricreduta perché le vicende che il nostro Ludovico Ariosto narra, sono più attuali e moderne di quanto uno possa immaginare, pur non essendo tutte realmente accadute, sono lo specchio di ciò che succede tutt’ora, soprattutto tra noi giovani.
Giovani innamorati che perdono la testa, come il nostro miglior paladino Orlando che perde di vista il proprio obiettivo primario, la guerra, per inseguire la propria innamorata, oppure donne volitive e intraprendenti, come Angelica, che agiscono da sole, in autonomia e che sfuggono nel momento in cui si presenta loro un problema, o uomini fragili, sì, perché esistono anche quelli: uomini fragili come il nostro Sacripante che, buffamente, piange davanti alla donna che ama o il nostro Astolfo che si sacrifica per andare a recuperare sulla luna il senno del proprio cugino Orlando che è impazzito per amore. Tutto questo è attualità.
E Stefano Accorsi, attraverso una scenografia semplice ed essenziale, ma allo stesso tempo realistica, è stato in grado di portare in scena qualcosa di attuale, di reale che succede quotidianamente tutti i giorni. E io, da questo spettacolo, mi aspettavo proprio questo, mi aspettavo di sentirmi a casa, tra le braccia di vicende che conosco, che ho vissuto e che vivo tutt’ora, che tutti noi viviamo, solo che non ce ne rendiamo conto ed è questo il brutto. Non ci rendiamo conto di quanto il teatro, gli spettacoli, le storie che i poeti raccontano, i romanzi, possano essere attuali e possano far parte della nostra vita, non ci rendiamo conto di quanto possano rispecchiare situazioni che viviamo ogni giorno. E non capita neanche di fare autoironia su noi stessi, sulla nostra vita, proprio come fa Ariosto con i suoi personaggi: Ariosto è stato in grado di far parlare il cuore dei propri personaggi alcuni ridicolizzandoli, prendendoli in giro, mettendo in luce i loro sentimenti, i loro lati negativi. E noi questo, non sappiamo farlo. A volte mi è così difficile mettermi in gioco, domandarmi se sia io a sbagliare o gli altri, non mi capita troppo spesso di prendermi in giro, di prendere in giro i miei comportamenti, a volte ingenui o infantili, e non mi capita nemmeno di essere così coraggiosa e forte come Orlando che perseguita fino all’infinito il proprio oggetto del desidero o come Angelica che in quel bosco ha intrapreso mille strade e ha ottenuto quello che desiderava, o come Olimpia che, abbandonata dall’amato, non si arrende e riprende in mano la propria vita.
Ecco, io attraverso lo spettacolo di venerdì sera, sono stata in grado di mettermi nei panni dei personaggi, di essere io al posto loro e mi sono sentita a casa, forse perché conoscevo già bene la trama di questa infinita storia, o forse perché ho amato tanto tutti i personaggi dell’Orlando Fioroso. Era la prima volta che, quando un sipario si apre, mi sono sentita a casa, mi sono sentita anche io su quel palco e ho giocato anche io con Orlando, ho giocato con i suoi sentimenti, con il proprio cuore, ho percorso anche io il quel bosco che è la nostra vita, a volte assurda e bizzarra, e ho provato anche io lo stesso dolore di Orlando, Sacripante ed Olimpia nell’essere stati rifiutati da Amore. Sono stata allo stesso tempo spettatrice e narratrice di una storia che vivrà per sempre dentro di me.
Elena Camazzini – Liceo Pigafetta, Vicenza