Andando a teatro per incontrare Shakespeare, ho trovato invece una sorta di critica all’attuale società italiana – dal quel che ho capito – che si arrampicava sulla trama di shakespeare. È quindi normale che io ne sia rimasta un po’ delusa.
Sperando di poter rimescolarmi nell’atmosfera incantata della notte rivelatrice, fra le creature del bosco, com’era facile fare quand’ero bambina, mi sono capitati davanti i più squallidi personaggi di quest’epoca, che, purtroppo, ogni giorno riconosco da quando il mio sguardo si è raffreddato: un carabiniere, una vedette impaiettata di prima serata, un’animale da discoteca, l’ennesimo DJ che tanto per cambiare era al centro del palco, non della foto postata.
Se anche erano state infilate delle battute di Shakespeare, queste venivano recitate in apnea dagli attori come chi vuole solo accontentare il pubblico che ha letto “ Sogno di una notte di mezza estate” sulla locandina, ma neanche ne sente il gusto. Sì, i ruoli erano molto caricaturati, alcune battute fin troppo grossolane per poterci ridere su.
Ciononostante, quando Andrea Dellai ci ha detto che erano state delle scelte attuate dal regista, a quello spettacolo ci ho pensato un po’ diversamente: che abbiano voluto suscitare a posta il disgusto?
Non sarò andata a vedere Shakespeare, ma si trattava pur di uno spettacolo; di questo, ossia che non era il solito divertimento precotto, me ne sono resa conto parlandone in classe senza remore, vale a dire non attestandosi per una volta sul buon gusto della prof, cosa che fa spesso uscire opinioni così virtuose da essere fasulle.
Più che opinioni, abbiamo esorcizzato le nostre impressioni. Dentro ciascuno si conservavano appannate o giacevano sul pelo dell’acqua, inaspettatamente, mentre parlavamo assieme, acquistavano vigore e forma, anzi si completavano a vicenda talvolta.
Grazie agli altri ragazzi ho scoperto degli aspetti che prima non avevo considerato, per esempio la capacità di autoironia impiegata da Bottom per far ridere il pubblico( a mio parere era uno dei migliori sul palco), o il fatto che Puck, quello che avrebbe dovuto essere il più pasticcione e maldesto, fosse invece il più razionale, il più sinuoso di tutti.
Sorprendentemente alla fine non ero più così indispettita a causa della serata, al contrario sentivo come un solletichio, carica di non so quale adrenalina come dopo essersi librati da un trampolino.
Allora ho capito che per apprezzare le cose non bisogna chiudersi in se stessi, ma esprimerle insieme allo stesso tocco; così il teatro per quanto diversi siano le opere, i ruoli, le battute, porta sempre con sè questo messaggio.
Nonostante lo spettacolo non fu dei migliori, dopo la sensazione era quella di una liberazione e uscendo da scuola avrei gridato:” Ancora! Ancora! Stiamo insieme ancora a scherzare!”
Infatti era come se fosse crollato uno scherzo grande come una casa, al che la critica troppo seria rimaneva lì impalata e ridicola e io che la guardavo da lontano.
Sono stata anch’ io un’attrice della farsa?
Michelle Vicari