Io personalmente ne ho apprezzato in particolare l’originalità. La protagonista si è presentata in body da danza senza alcun filtro con il suo fisico non convenzionale, trasmettendo in questo modo un chiaro messaggio allo spettatore e portandolo in un mondo di grande empatia. Ha fatto riflettere tutti sulla durezza dei canoni estetici del mondo in cui viviamo, facendoci comprendere che i corpi non sono belli se esclusivamente corrispondenti a uno standard, bensì se aventi armonia, e il corpo della giovane protagonista ne aveva certamente da vendere. L’aspetto però che più di qualsiasi altro mi ha fatto apprezzare lo spettacolo è stato il fatto che le luci non fossero esclusivamente puntate sul palcoscenico, ma anche sul pubblico: noi spettatori non abbiamo assistito ma partecipato allo spettacolo, e con le nostre scelte ne abbiamo influenzato l’esito.
La barriera invisibile solitamente presente tra attore e pubblico, tra palco e platea è stata abbattuta. La protagonista non ci ha però coinvolti in modo forzato ma mossi, come detto precedentemente, dall’empatia nei suoi confronti, ci ha indotti gentilmente a prender parte alla rappresentazione teatrale. Dunque ci è stato presentato un tipo di teatro molto più mutevole di quello a cui io sono abituata, ovvero uno spettacolo che non è già prestabilito ma che varia di sera in sera. Questa caratteristica, unita al tatto e alla bravura dell’attrice, è quella che certamente ha reso unico ciò che abbiamo visto.
Anna Fiorentin