Tra aspettativa e realtà

La scenografia semplice, essenziale, quasi insolita, che si presenta accompagnata da una melodia e da una voce che rimandano a uno scenario popolaresco, è uno dei pochi elementi chiave di Pensaci, Giacomino capaci di richiamare l’attenzione dello spettatore e, quindi, un ottimo espediente per dare il via alla messa in scena della vicenda. L’attenzione, però, comincia a scemare a causa dei dialoghi troppo prolissi e dal poco approfondimento psicologico dei personaggi che ruotano attorno ad Agostino Toti, l’unico personaggio interpretato in modo tale da sembrare una persona e non una maschera. Durante l’incontro d’introduzione che ha preceduto lo spettacolo, Leo Gullotta, che interpreta il professor Toti, ha evidenziato il fatto che alcuni temi dello spettacolo fossero a stretto contatto con la realtà attuale, alzando, quindi, le aspettative dell’uditorio. Queste aspettative, però, non hanno trovato alcun riscontro a livello pratico: i temi, infatti, non sono stati sviluppati nel modo più appropriato e non sono risultati, dunque, così attuali. Come aveva già anticipato Leo Gullotta nell’introduzione, la rappresentazione non giunge a un vero e proprio punto d’arrivo, ma lascia spazio all’immaginazione e alla riflessione dello spettatore: è proprio questo non-finale che fa in modo che lo spettatore resti seduto qualche secondo dopo la chiusura del sipario, poiché cerca di ricostruire una possibile conclusione nella propria mente.

Flavia Cucinelli, Liceo Pigafetta