Un incantesimo elettrico

Ho sempre avuto uno strano rapporto con i corpi, con il mio primo fra tutti. Sono particolarmente magra, quarantatré chili quando mi va bene. La cosa si fa notare particolarmente e mi è ricordata ad ogni contatto, ad ogni abbraccio troppo stretto, ogni volta che “ehi se stringo ancora un po’ ti rompo”. Non che non abbia provato a prendere qualche chilo, ad irrobustirmi, ma a quanto pare dalla costituzione non ci si scolla. La genetica non mente. Sono fragile per natura e non è facile da accettare che si è fatti così. Però si impara a convivere col proprio corpo, a trovare la bellezza anche nelle costole appuntite e nelle gambette mingherline. Forse per questo sono cresciuta con l’idea che un corpo perfetto non possa esistere e che la bellezza sia qualcosa che va oltre le semplici fattezze e si incarni nel modo in cui si vive nel proprio collage di nervi e muscoli.

Ero curiosa, prima dello spettacolo, curiosa di sperimentare qualcosa di nuovo, di vedere la danza, sperando che in qualche modo mi facesse vibrare come quando mi muovo ad occhi chiusi con le cuffie sulle orecchie nella mia camera. Non ero sicura che un corpo anticonvenzionale come quello che si sarebbe presentato sul palco sarebbe stato capace di farlo. Ero curiosa, quasi sottilmente eccitata, come ogni volta che mi permetto di farmi sorprendere.

E poi eccola lì, al centro del palco, tutta l’attenzione su di lei. Wow. L’ho pensato. Nell’istante in cui è comparsa ho avuto la certezza che avrei visto qualcosa di unico, qualcosa che doveva essere fantastico, non le ho dato altra alternativa. Poi ha iniziato a cantare e da lì in avanti tutto è diventato fluido, si sono rotti i confini tra corpo spazio tempo, scorreva tutto veloce, un’onda di energia. Io, chi mi stava vicino, ci siamo lasciati trasportare, scossi da un incantesimo quasi elettrico. Fra risate e sorrisi, fra momenti da brividi e di grande ilarità, è riuscita a trascinarci fino alla fine. In alcuni momenti mi ritrovavo a guardare quel corpo e a non riuscire a credere a come potesse essere così leggero, a come sembrasse librarsi nello spazio, appropriarsene, modellarlo attorno a sé, con ogni singola cellula. Perché è vero, era un corpo con un peso, con una massa non insignificante, non era un corpo perfetto, anzi. E questo, per me lo ha reso magico. Lo ha reso reale.

Poi la fine. The end. Non ero pronta per quella. Non volevo finisse. L’incanto però non si è spezzato. Ho continuato a vibrare per qualche ora, con un sorriso che non voleva lasciare le mie labbra.

Anna Ceranto