Un palcoscenico, un attore, un poema cavalleresco e una platea da ammaliare

Un palcoscenico, un solo attore, un poema epico cavalleresco ed una platea da ammaliare: questi sono gli elementi presenti la sera dell’11 gennaio al teatro Comunale di Vicenza, durante lo spettacolo “Giocando con Orlando”.
Ma la vera protagonista della serata è stata la fantasia che ognuno di noi ha lasciato viaggiare tra una poltrona e l’altra, accompagnata dal suono delle rime. Ogni elemento, infatti, a partire dai cavalli sullo sfondo, era curato nel dettaglio proprio per lasciare agli spettatori la libertà di immaginare le proprie battaglie, i propri paesaggi e incantesimi. Anche i gesti e le parole dell’attore Stefano Accorsi ci hanno fatto sognare per tutta la durata dello spettacolo, in particolare la magia si è diffusa durante la descrizione dell’ippogrifo. Seguendo lo sguardo dell’attore ci siamo immaginati il nostro animale mitologico che, cavalcato dal guerriero Ruggero, in tutto il suo splendore, raggiungeva Angelica per salvarla.
Lo spettacolo è durato circa un’ora e mezza e in questo tempo, non ho mai scollato gli occhi dal palco. Nonostante quello presentato fosse un poema già affrontato, approfondito e studiato a scuola, la noia non è mai sopraggiunta.
Lo spettacolo e la recitazione non hanno mostrato al pubblico il solito Orlando Furioso, ma lo hanno presentato sotto una nuova luce, una più divertente e colorata. Era impossibile, infatti, non divertirsi grazie ai versi in rima baciata aggiunti nello schema di rime incatenate di Ariosto che, grazie all’ironia, hanno fatto ridere tutti. Ironia che utilizzava lo stesso Ludovico Ariosto per estraniare il lettore.
Le emozioni presenti nel poema sono state rappresentate anche durante lo spettacolo e, anche se il ritmo incalzante e il continuo cambio di registro hanno reso difficile immedesimarsi nelle vesti dei personaggi, erano molti gli episodi che hanno fatto emozionare la platea. In particolare, l’episodio che mi ha fatto emozionare di più è stata la pazzia di Orlando, uno dei momenti centrali del poema. Accorsi è riuscito a mostrarci tutto il dolore del personaggio nell’aver appena perso la donna amata, una sofferenza che accomuna tutti gli uomini di ogni tempo.
Benedetta Basso – Liceo Pigafetta, Vicenza