Una sorpresa

Non avendo avuto l’opportunità di studiare l’”Orlando furioso” al liceo e avendone solo vaghi ricordi dalle medie, non sapevo bene cosa aspettarmi da questo spettacolo.
Probabilmente però avevo aspettative troppo alte, specialmente riguardanti la rielaborazione dell’opera, che pensavo avrebbero reso in modo più moderno.
Non pensavo ad esempio che avrebbero mantenuto l’effetto delle rime (che pur interessante e spesso divertente, ho trovato difficile da seguire). Riflettendoci a casa tuttavia sono arrivata alla conclusione che forse non ci fosse altro modo di rappresentare un’opera di questa portata, e ho apprezzato di più queste scelte stilistiche in seguito.
Non mi aspettavo di essere emozionata da questo spettacolo, perché non mi ricordo di essermi particolarmente immedesimata nei personaggi alle medie. Avevo ricordi piuttosto di un testo volutamente ironico, e credo che questo sia rimasto anche nella rappresentazione di Accorsi.
La maggiore sorpresa a mio parere è stato l’attore principale. Ero particolarmente curiosa di vedere come avrebbe gestito il palco, e sono rimasta stupita dalla sua abilità di muoversi sul palco e di rendere i personaggi. Non essendo una grande conoscitrice dei suoi film, questa è stata la parte più inaspettata.
Per quanto riguarda la scenografia, ero combattuta sulla mia opinione sui cavalli in sottofondo. La mia prima reazione alla loro vista è stata l’associazione con i cavalieri e con l’aggettivo “furioso” del titolo dell’opera, per via delle loro pose. Non riuscivo però a capire il motivo dei diversi colori. Il resto della scenografia è stato secondo me molto utile per la comprensione dello spettacolo (ho apprezzato particolarmente la scena di Astolfo sulla Luna). Mi è piaciuta anche la scelta del costume, che a mio parere rimandava all’armatura dei cavalieri.
Il finale mi ha sorpresa in quanto non conoscevo approfonditamente la storia, ma non sono riuscita a seguire completamente lo spettacolo. Penso infatti che sia difficile apprezzare veramente questa rappresentazione senza aver studiato l’opera. Inizialmente ho fatto l’errore di concentrarmi più sul significato delle parole che sul contesto, ma una volta aver iniziato a osservare di più la scenografia e le movenze dell’attore la comprensione è stata agevolata.
Gaia Marchesini – Liceo Pigafetta, Vicenza