Essere Don Chisciotte significa saper sognare, avere il coraggio, almeno per un istante, di andare oltre i confini della ragione con pensieri e intenti. Reca dolore il vivere nella speranza di qualcosa di più, di qualcosa che non c’è mai stato e che forse non ci sarà mai, di qualcosa che si sente, ma che si osserva con occhi ciechi. Così, il sogno pare nient’altro che una flebile sfumatura, una parola incomprensibile, un caotico disegno, un tempo che non c’è, uno spazio dal mutevole aspetto. Il sogno è il gesto inafferrabile.
Non mi è facile dire qualcosa di preciso, ne tanto meno di soddisfacente, riguardo al Don Chisciotte di Monteverde; nulla di razionale, oggettivo, o addirittura giusto. Eppure, l’ineffabile armonia della danza ha fatto sì che io provassi tutto ciò che ho scritto.