Uno spettacolo teatrale è composto da moltissimi elementi: l’attore, il pubblico, la scenografia, la recitazione, le luci… Io però ho deciso di focalizzarmi su un aspetto che influisce in modo indiretto sul messaggio che lo spettatore coglie: i colori dell’installazione con le sembianze di cavalli che funge da scenografia, che sono gli stessi delle luci.

Parliamo di rosso, blu e verde, che non sono scelti senza criterio: intanto sono i colori che le tre forme di daltonismo esistenti non riescono a distinguere, quindi hanno un impatto particolare sugli occhi di tutti, anche degli individui sani perché non vi sono malattie che impediscono di vedere gli altri colori. In secondo luogo, sono psicologicamente legati alle emozioni che inducono i personaggi di “Giocando con Orlando” a compiere imprese o commettere errori. Infatti sono tutti guidati da un desiderio, simboleggiato dal rosso, e devono avere molta concentrazione, condizione ispirata dal blu, per finalizzare tutte le loro azioni a questo sogno, alcuni continuano a farlo imperterriti per tutto il racconto con costanza, legata al verde, altri in modo irrazionale, ispirato dal rosso. Inoltre la visione del mondo di Ariosto, l’autore dell’opera che ha ispirato Accorsi, che traspare nel racconto originale, è che gli uomini sono in balia del fato e non possono fare quasi nulla per contrastarlo, per raggiungere il proprio scopo ciascuno deve avere fortuna, che è tipicamente legata al colore verde. Il teatro mi piace perché in uno spettacolo, come nel caso di “Giocando con Orlando”, ogni dettaglio è minuziosamente curato in funzione di un determinato messaggio, nulla è casuale e c’è molto di più dietro alla recitazione.

Così lo spettatore può continuare a interrogarsi per ore su tutti gli aspetti di ciò a cui assiste e raggiungere un’interpretazione, che può anche non essere definitiva e cambiare dopo averla confrontata con altre o averci ripensato: innesca un meccanismo di sensibilità agli stimoli e poi di ragionamento straordinario.